Menu principale:
OPERE
“ Nell’arte del XX secolo, accanto alle forme specifiche della pittura e della scultura, sono nate e convivono con queste altre strumentazioni espressive che si possono definire di contaminazione tra aspetti che sono tipici di più espressioni artistiche: tra queste vi è l’ “assemblage”, ossia la formazione di opere plastiche, a partire da oggetti o frammenti di essi, e l’ “installazione”, struttura più complessa che organizza, secondo una finalità di significato, uno spazio determinato. Ora, proprio queste due tecniche sono quelle abbracciate da Bianca Neri.( Altre strumentazioni sono le “performance”, ossia l’azione compiuta da uno o più esecutori che si svolge nello spazioe reale e può combinare in parte o globalmente mezzi pittorici, teatrali, plastici, musicali, fotografici e cinematografici, e l’ “happening” che ne costituisce la versione più libera e aperta, e improvvisazioni. Queste espressioni compaiono nei primi anni ’50. Dalla metà degli anni ’40 sino ai primi anni ’60 si sviluppano in Inghilterra e poi in Francia con il “Nouveau Realisme” le pratiche dell’ “assemblage”.Queste pratiche sono anche lo sviluppo di un dato nuovo, presente sin dall’inizio del secolo: si tratta dell’intervento, prima parziale (i collage cubisti) poi sempre più ampio, di materiali diversi da quelli tradizionali, ora scelti fra quelli preesistenti, ma considerati non nobili (ferro, cemento, rame, ecc.), ora scelti tra quelli del tutto nuovi (ad esempio la plastica) ora costituiti, come già accennato, da oggetti direttamente immessi nell’opera, spesso nella situazione logorate dall’uso o degradate.Proprio questi aspetti dell’arte sono proposti da Bianca Neri attraverso i suoi “oggetti” e con due installazioni: in queste opere, che già nel titolo sono sufficientemente esplicative, è preponderante l’aspetto concettuale, cioè l’opera plastica è presentata come traduzione visiva di idee e concetti dell’autrice”.Roberto Bonomi, 1999
Le TinozzeBianca Maria Nerièoperain linea con le tendenze del momento e, fortunatamente, una maggiore attenzione del mondo dell'arte contemporanea ai problemi piu' scottanti del nostro presente.Elisabetta Di Mambro, 2007
Dopo un percorso variegato e complesso, tra letteratura, teatro, creazione di oggetti, installazioni e performances, negli ultimi anni l’artista ha precisato l’interesse antico per la pittura, e in particolare per l’indagine delle possibilità espressive di tecniche e materiali.Non faticherà nessuno a riconoscere spunti derivati dalla conoscenza di grandi maestri contemporanei: soprattutto Burri, Pollock, Rothko e – in parte – Fontana.Lei cita, come un decisivo momento l’incontro con l’arte di Beuys.Ma Bianca Neri è venuta concentrando la propria attenzione sulle modalità di intervento suggerite dai supporti impiegati: il vetro e il polistirolo, che – peraltro – non sono soltanto supporti e assumono un ruolo narrativo.E’ come una nuova consapevolezza, che ha portato all’accantonamento, forse provvisorio, di tecniche e materiali della produzione precedente ( stoffe, legno, metalli, oggetti d’accatto, plastica ) per realizzare opere che si riflettono l’una nell’altra, snidando possibilità linguistiche nascoste.Nella mostra antologica dal 3 al 17 giugno 2009 allestita presso la galleria MAC di Milano sono documentate anche le tecniche del blowing, rolling e della velatura, nel contesto di una più ampia manipolazione della materia e delle possibilità offerte dalla trasparenza e dalla luce.Col termine blowing, Bianca Neri intende una modalità di fissaggio del colore, anche di origine insolita come ad esempio il vino, per mezzo di un flusso di aria calda, un vero e proprio soffio continuo.Questa tecnica si applica principalmente , ma non esclusivamente, alla superficie liscia del vetro e può introdurre forme accidentali di distribuzione del colore.Il rolling invece è un modo operativo fondato sul “rotolamento” di palline intrise nello smalto sulla superficie (anch’essa dipinta a smalto) di lastre di polistirolo espanso, con un effetto che richiama l’ “action paiting”, ma come i materiali assume un ruolo narrativo.L’artista si avvicina alle due tecniche in modo autonomo, come ad una invenzione personale, e ci tiene a sottolineare che l’uso di una terminologia inglese è determinata dalla mancanza, nella nostra lingua, di vocaboli equivalenti adeguatamente semplici ed espressivi.Ma le lastre di polistirolo si prestano anche a manipolazioni mediante tagli, incavature ed incisioni, a trattamenti con acidi e collanti e fissati, mescolati a cemento e a una molteplicità di materiali granulari, anche di origine organica.E’ come una sperimentazione continua, che però – mentre consente all’artista di impadronirsi appieno delle possibilità offerte dalla materia e dal supporto – riesce comunque a raggiungere significativi esiti espressivi. Tra i quali è importante segnalare l’impegno civile, sia nella dimensione della storia privata ( specchio di tante storie private) che in quella del giudizio etico sul presente.Giampiero Gianazza, 2009
Menu di sezione: